Un clima più sereno e maggiore trasparenza
Rodolfo Pierri guida la lista “IN.CON.TRA. il futuro: “Da cinque anni registriamo trend negativi”
Ristabilire un clima sereno, coinvolgere i soci e una nuova visione per il futuro. Sono questi alcuni presupposti della compagine guidata dall’avvocato Rodolfo Pierri che si propone per la guida della Banca Campania Centro.
Avvocato Pierri, come nasce la volontà di scendere in campo per la presidenza del Consiglio d’amministrazione di Banca Campania Centro?
«Dall’amara constatazione che da cinque anni a questa parte, quella che era la banca leader in provincia e in buona parte del sud Italia ha invertito il trend, e ora arretra nei parametri principali (raccolta, impieghi, spese operative, filiali). Gli attuali amministratori si disinteressano dei soci, degli aspetti fondamentali della gestione bancaria, delle comunità interessate. In quattro anni e mezzo sono stati chiusi (per chiusura, cessione o trasferimento) 8 sportelli e il nono intendono chiuderlo entro il prossimo 20 giugno, così riducendo le filiali da 25 a 16: un dato sconvolgente, sia perché sono state private del servizio bancario numerose comunità, sia perché questa operazione è stata fatta passare come un’“imposizione venuta dall’alto” (che il gruppo Capogruppo Iccrea non ha imposto), mentre invece chiedeva l’efficientamento di alcune filiali e il loro rilancio, senza mai neppure accennare a ipotesi di chiusura».
La sua lista si chiama “Incontra il Futuro”, cosa si attende dal futuro? Qual è la sua idea?
«IN.CON-TRA. il Futuro è l’acronimo di INnovazione, CONdivisione e TRAsparenza. Innovazione rispetto alla gestione degli ultimi anni perché intendiamo cambiare soprattutto approccio nel rapporto con soci e clienti, ritornando ai principi del Credito Cooperativo, che è vicino concretamente a famiglie, piccole e medie imprese, professionisti e comunità latamente intese, dimostrando anche tangibilmente questa vicinanza con tassi e tariffe concretamente più vantaggiose per i soci. Condivisione: riteniamo che i soci debbano essere i protagonisti veri della vita della Banca, anche decidendo per davvero, con il proprio libero voto, chi deve assumerne il governo, mentre gli attuali amministratori avrebbero voluto ancora una volta concorrere da soli, decidendo insieme a uno sparuto gruppetto di persone chi deve amministrare una realtà di 8.000 soci. Trasparenza perché gli amministratori uscenti hanno trasformato la comunicazione e l’informazione in propaganda, facendo conoscere all’esterno solo alcuni aspetti della gestione e, soprattutto, presentandoli esclusivamente in modo da trarne vantaggio personale, mentre noi riteniamo che la verità sia valore assoluto, che deve essere sempre alimentato, senza alcuna alterazione. A tale ultimo proposito posso dire, solo per fare un esempio, che il C.d.a. uscente non ha ancora resi noti, nonostante le nostre reiterate richieste, anche formali, i nomi dei componenti ed esperti della Commissione elettorale, né consente a un nostro delegato di assistere ai relativi lavori: uno scandalo, l’ennesimo scandalo!»
Un punto che le sta particolarmente a cuore?
«Ristabilire un clima sereno all’interno della compagine del personale, ora invece soggetto a pressioni politiche. Gli amministratori uscenti ritengono che il personale non sia al servizio della Banca (che, forse è bene sottolinearlo, è di tutti i soci), ma alle dipendenze degli amministratori del momento, ai quali dovrebbe essere “allineato” quasi per obbligo contrattuale. Un esempio: il presidente uscente ha convocato il personale lo scorso 20 febbraio per presentare i candidati del C.d.a. uscente. Non si era mai visto un presidente convocare il personale, peraltro due mesi prima dell’assemblea, per indurre alcuni dipendenti a dichiarare, davanti a tutti, che avrebbero votato per lui. Questo è inaccettabile. Noi vogliamo introdurre effettivi limiti al numero di mandati per i ruoli di amministratori e sindaci e lasciare gli incarichi esterni ai soci della Banca».
Lei, insieme alla sua squadra, sta pubblicando anche documenti relativi alla gestione della Banca. In che stato di salute si trova attualmente? Quali gli eventuali correttivi?
«Siamo stati costretti a pubblicare fatti e numeri perché il presidente uscente si sottrae al dibattito interno: gli chiedo da due mesi di confrontarsi con me su qualsiasi tema e di farlo di fronte al personale e ai soci, ma alle mie continue sollecitazioni risponde con comunicati stampa e interventi sui social. Ha convocato, a partire dallo scorso novembre, delle riunioni territoriali con i soci, ma, guarda caso, l’incontro a Battipaglia, dove risiedo e dove quindi il mio intervento sarebbe stato certo, non è stato convocato. Quanto alle condizioni della Banca, si tratta di un istituto solido, ma con i numeri fondamentali della gestione – e cioè il risparmio raccolto e i finanziamenti erogati – che sono fermi ai dati di 5 anni fa o sono addirittura in diminuzione se si tiene conto, come è doveroso fare, dell’inflazione dell’ultimo periodo. Il nostro programma prevede interventi volti a riequilibrare e migliorare le condizioni per i soci (ad esempio, riducendo del 50% i costi dei bonifici), a ridurre i costi operativi, cominciando dalle spese promozionali, che sono 4 volte superiori a quelle di altre banche, con una razionalizzazione complessiva degli oneri amministrativi per evitare che i benefici goduti da poche persone danneggino 8.000 soci e mettano a repentaglio la stabilità della Banca».
Qual è l’appello ai soci della Banca in vista delle nuove elezioni del C.d.A.?
«È necessario un maggiore attivismo dei soci. Non basta essere informati, ma occorre incidere sulle linee strategiche e comportamentali degli amministratori e del management. In altre parole, è indispensabile vigilare sull’operato del C.d.A. e partecipare attivamente alle decisioni. Per anni i soci si sono lamentati di non avere un’alternativa per la nomina del C.d.A. perché veniva presentata solo la lista degli uscenti. Questa volta l’alternativa c’è: la offriamo noi. I soci dovrebbero valutare con autonomia di giudizio e con parametri oggettivi, senza pregiudizi o interessi personali. È il momento di scegliere amministratori in base alle competenze e non per amicizie o interessi privati. Il voto in assemblea non è solo un diritto, ma anche una responsabilità».
Fonte: L’Ora (www.oranotizie.com)